Facebook è stato più volte ed è tuttora, oggetto di accesi dibattiti riguardanti la diffusione di bufale sul web. Non ultimo, è stato lo scandalo delle notizie false diffuse sul social network che avrebbe aiutato Donald Trump a vincere le elezioni americane. In quell’occasione, dopo anni di smentite, il patron Mark Zuckerberg ha ammesso che Facebook è a tutti gli effetti una media company , affermando che il colosso del web in parte è responsabile di come i suoi utenti usano la piattaforma.
Il noto social network ha quindi annunciato la creazione di un Facebook Journalism Project, un progetto di collaborazione con il mondo dell’informazione per migliorare i rapporti tra social network e le testate giornalistiche.
L’obiettivo, dichiara Fidji Simo, direttore dello sviluppo del prodotto di Facebook, è quello di dare agli utenti informazioni “di cui si possano fidare”.
L’iniziativa si articolerà in tre modalità.
La prima riguarda lo sviluppo collaborativo di prodotti informativi, attraverso nuovi formati di storytelling per migliorare quelli attuali e svilupparne di nuovi, un’attenzione alle news locali – definite il punto di partenza di un grande giornalismo -, lo sviluppo di nuovi modelli di business per scoprire nuove possibilità di monetizzazione e l’incremento di eventi (hackathons) tesi a esplorare nuovi problemi e soluzioni tecniche. Facebook promette anche di ascoltare di più gli editori.
La seconda modalità riguarda la formazione per i giornalisti, attraverso corsi e-learning sui prodotti e sui servizi di Facebook. Agli editori la società fondata da Zuckerberg renderà disponibili nuovi strumenti come CrowdTangle, una piattaforma di analisi social.
La terza modalità riguarda la formazione per gli utenti, attraverso la promozione dell’”alfabetizzazione” sulle notizie (anche in collaborazione con università e centri di ricerca) e il continuo sforzo per limitare la diffusione di notizie false.
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